sabato 3 maggio 2008

Il piccolo Giau

Quello che vedete rappresentato nel grafico sopra è il giro di 95 km e 1300m di dislivello che ho pedalato oggi. Itinerario tosto che si fa dar del Lei e che non si riesce a percorrere senza metter giù il piede se non si è in buona forma e, soprattutto, se non si ha voglia di soffrire (cioè di allenarsi in maniera seria). Dico questo perché l’ultima salita da Castel dell’Alpe alla vetta del Monte Bastione è un piccolo Passo Giau: 4,1 km al 10% medio con gli ultimi 300 metri al 17-18%, roba da far soffrire chiunque, figuriamoci un povero granatiere come il sottoscritto.. ma ce l’ ho fatta anche stavolta, perdi più con delle sensazioni straordinarie, segno che sto entrando nel limbo della forma migliore proprio al momento giusto. Sono contento e soddisfatto.
Nei miei allenamenti primaverili quando comincio a mettere il rapportino ed conquistare vette succede che non mi fermo più.. esiste una specie di scaletta dei valori: dapprima si raggiunge Zena (300m slm) in scioltezza poi si cominciano ad attaccare i vari Torre Arabella, Barbarolo (560m) e Quinzano (600m), quindi le conosciute Loiano (700m) e Monghidoro (850m) e, quando le maniche lunghe cominciano ad essere troppo si attaccano, gradualmente, le vette appenniniche: Faticosa (965m), Futa (905m), Montefreddi (1105m), Pian di Balestra (1060m), ecc; allo stesso tempo le distanze aumentano progressivamente così come in maniera inversamente proporzionale cala il peso corporeo ed aumentano a dismisura la soddisfazione ed il senso di autostima. Ecco spiegato in poche parole il perché è così bello allenarsi in bici con degli obiettivi, soprattutto se si ha la fortuna di abitare dalle mie parti.

lunedì 28 aprile 2008

Passo della Raticosa (Fi) 968 m s.l.m.

Quando in primavera scollino il Passo della Raticosa significa che l’allenamento invernale è stato assimilato e cominciano le giornate lunghe soleggiate col naso all’insù. Arrivare lassù in Toscana, a quasi 1000 metri slm, in bicicletta, ha sempre avuto per il sottoscritto un significato simbolico di grande valenza. La mente acquista una sicurezza che i mesi di fondo in pianura non possono dare, rappresenta lo spartiacque tra il ciclista motivato ma timoroso e quello sicuro di sé e pronto ad accogliere qualsiasi sfida alle grandi montagne.
La bici è montagna, almeno per me, salita e discesa, la pianura è bella ed affascinante ma alla lunga noiosa e ripetitiva, mentre la montagna è fatica, gloria e soddisfazione impareggiabile quando si scollina, adrenalina a fiumi quando si scende: l’essenza del ciclismo. Minuti o mastodontici che si possa essere di conformazione fisica la montagna ti lascia sempre una porta aperta: bisogna rispettarla sempre e sapersi allenare a dovere, così facendo lei non ti respingerà. Ma, se provi a tagliare gli angoli, a cercare una scorciatoia, la montagna può essere crudele e la scottatura può essere fatale al ciclista timoroso.