lunedì 28 aprile 2008

Passo della Raticosa (Fi) 968 m s.l.m.

Quando in primavera scollino il Passo della Raticosa significa che l’allenamento invernale è stato assimilato e cominciano le giornate lunghe soleggiate col naso all’insù. Arrivare lassù in Toscana, a quasi 1000 metri slm, in bicicletta, ha sempre avuto per il sottoscritto un significato simbolico di grande valenza. La mente acquista una sicurezza che i mesi di fondo in pianura non possono dare, rappresenta lo spartiacque tra il ciclista motivato ma timoroso e quello sicuro di sé e pronto ad accogliere qualsiasi sfida alle grandi montagne.
La bici è montagna, almeno per me, salita e discesa, la pianura è bella ed affascinante ma alla lunga noiosa e ripetitiva, mentre la montagna è fatica, gloria e soddisfazione impareggiabile quando si scollina, adrenalina a fiumi quando si scende: l’essenza del ciclismo. Minuti o mastodontici che si possa essere di conformazione fisica la montagna ti lascia sempre una porta aperta: bisogna rispettarla sempre e sapersi allenare a dovere, così facendo lei non ti respingerà. Ma, se provi a tagliare gli angoli, a cercare una scorciatoia, la montagna può essere crudele e la scottatura può essere fatale al ciclista timoroso.

2 commenti:

jonathan ha detto...

sono un randagio nell'animo, come te caro Tom, diaciamo che sto praticando una pausa dedicata a chi in realtà amo più di me stesso, ma quando leggo e capisco profondamente quello scrivi, torno a vagare come ho fatto fino a quando ho incontrato la mia prima vera principessa, che mi ha fatto esplodere il cuore, mia figlia che la prima volta che ha aperto gli occhi non ho capito più nulla. Sono un randagio, nel profondo, combattuto ogni giorno in cui mi sveglio, tra il viaggio, lo spazio infinito che ho esplorato per tanti anni di vagabondaggio in tutte i modi e gli occhi profondi dei miei figli e di mia moglie, un angelo sceso sulla terra, solo per me. Chissà, tra qualche tempo forse, forse ...

Tommaso ha detto...

1,2,3 prova