mercoledì 14 maggio 2008

PARTITO !!

E venne il grande giorno… Finalmente ho mollato gli ormeggi, col morale sotto i tacchi per alcune mie vicende personali, ma sono in sella e sto finalmente cominciando a tessere la mia tela. Dopo essermi reso conto di essere in realtà già tecnicamente partito lo scorso 23 aprile, allenandomi sulla lunga salita che da Bologna porta dapprima al confine regionale Emilia/Toscana quindi al valico appenninico della Raticosa, la testa ha avuto un’ iniezione di motivazione bestiale che non mi ha più lasciato. E meno male che così è stato perché stasera, mentre carico il blog col mio primo track del GPS rilevato sul terreno, comincio, vagamente, a sentirmi di nuovo on the road: il randagio che c’è in me si è finalmente svegliato dal letargo ed è pronto ad entrare in azione.

LA TAPPA: 127 km, 1900m dislivello in 5ore27’
Partito non prestissimo da Bologna sotto un cielo azzurro ed un bel sole quasi estivo, ai quasi 1000m del passo della Raticosa trovo la solita immancabile nuvola di Fantozzi che aleggia su quasi tutti i picchi del mondo e che anche stavolta non ha fatto difetto; quindi fresco, anzi, col fattore vento direi proprio freddino. Strano essere lassù né stanco né sudato, non mi era mai successo… la cosa mi mette in imbarazzo con i molti ciclisti presenti, già madidi di sudore e con l’espressione fiera di chi ha raggiunto la vetta con le proprie forze. Cerco di farmi notare poco e m’infilo in fretta tutti gli indumenti tecnici antivento a mia disposizione e mi lancio a testa bassa già per la futa (così vien chiamata da noi la S.S.65). Fino all’omonimo passo sono una quindicina di km di mangia-e-bevi (su e giù collinare in termini ciclistici) nei quali mi scaldo ed entro in carburazione… per la successiva lunghissima discesa che, attraverso i paesi di Panna (località appenninica famosa per la sua acqua minerale) e Galliano, mi porta ai 300m slm del Mugello, magnifico entroterra toscano, meno famoso di Chianti o Maremma ma assolutamente affascinante e rigoglioso in questa stagione. Si respira già aria toscana: cipressi e pini marittimi fanno la loro comparsa, la strada è ottima ed in picchiata incontro parecchi ”colleghi” intenti a scalare il mitico passo della Futa dal duro versante toscano nel classico allenamento domenicale. Si allenano in vista di un avvenimento importante, mentre io lo sto vivendo il mio momento importante, loro sbuffano in salita mentre io me la godo in discesa…

Stefano dal furgone è fin troppo premuroso ed attento ai miei equipaggiamenti, non sono abituato ad avere tale servizio, ma ci metto ben poco ad apprezzarlo. Nel ciclismo il veicolo di assistenza viene chiamato ammiraglia in onore di uno dei primi organizzatori del Giro d’Italia che, sporgendosi appunto come un ammiraglio dalla vettura a capo della corsa, coniò involontariamente questo soprannome.

Proseguo la mia corsa verso Firenze seguendo sempre la ss65 della futa; arrivo al lago di Bilancino che seppur artificiale non stona nel paesaggio, quindi all’altezza dell’abitato di Fontebona (il nome la dice lunga sulla purezza delle acque da queste parti..) attacco un kilometro di strada molto cattivo, con pendenze sempre in doppia cifra, che mi porta a scollettare, ad una decina di km da Firenze, in località Pratolino dalla cui sommità si apre una vista clamorosa sulla città gigliata. Come in un quadro del seicento svetta il cupolone di Brunelleschi, l’Arno ed i suoi famosi ponti, e, in lontananza s’intravvedono le colline del Chianti dove prosegue il mio itinerario. Brutti e minacciosi nuvolosi neri coprono le colline famose per il prelibato vino DOC e temo di prendere pioggia. Purtroppo non mi sbaglio, infatti mentre esco da Firenze l’aria si fa improvvisamente fredda e “bagnata”, si sente quell’odore di pioggia estiva quando l’aria diventa umida come all’equatore e capisco che da un momento all’altro toccherà anche a me. Nel frattempo imbocco la mitica S.S.222 detta chiantigiana che sale regolare tra i vigneti, sono ancora asciutto ma devo stare attento perché il fondo stradale è viscido come il sapone, pedalo sulle uova. Ad un certo punto devo togliere gli occhiali da sole da tanto che è venuto buio ed in men che non si dica si scatena il più classico dei temporali; mi fermo ed indosso la mantellina mentre vengo sorpassato da un gruppo di ottimi ciclisti fiamminghi, che procedono con andatura da Tour de France, ai quali deciso di accodarmi. L’andatura da gruppo è fantastica se hai quel ritmo nelle gambe, terribilmente deprimente se arranchi e t’impicchi per tenere la ruota; i saliscendi del chianti si addicono perfettamente ai miei colleghi belgi che abitualmente pedalano su questo genere di percorsi e, spesso, sotto questo genere di temporale, infatti nessuno di loro porta la mantellina.
All’attacco della lunga salita per Panzano in Chianti ho già quasi 90km nelle gambe e più di 1200m di dislivello accumulati, per il mio stato di forma attuale è già parecchio, ma mi sento bene, ho mangiato regolarmente e le gambe girano ancora bene senza indurimenti muscolari o quant’altro. Salgo spedito i 4-5 km di ascesa al magnifico borgo, famoso per il macellaio Cecchini che, si dice, venda la miglior costata di manzo alla fiorentina d’italia; e ci mancherebbe.. Mi fermo a mangiare un panino nel centro del borgo, mi asciugo e mi cambio, approfitto del furgone come improvvisata camera d’albergo: che lusso..
Nel pomeriggio riparto sempre sotto nuvoloni grigio-neri che non rendono merito alla bellezza del paesaggio ed al mio ritrovato buonumore, ma si sa che "quando piove il 3 di aprile piove sicuramente fino al 13 di maggio", così recita un vecchio proverbio nostrano. Percorro strade secondarie nel cuore del chianti più bello e meno conosciuto: Sala, Castelvecchio, Villa, Radda, ma soprattutto Lecchi in Chianti mi affascina: minuscolo borghetto fuori dal tempo che trasuda di storia, di odori e di sapori. Mi fermo a prendere un caffè nell’unico bar del paese, finalmente sento parlare toscano e non tedesco, sono circondato dai vecchini del luogo, uomini col basco e pochi denti, donne tutte rigorosamente gobbe e vestite di nero. Incantevole.
Il mio giro volge al termine, le mie energie sono ridotte al lumicino, le strade vallonate del chianti hanno lasciato il segno, ma ho ottenuto quello che volevo: arrivare alle porte di Siena. Ho davanti a me le crete e la val d’orcia quindi la scalata al monte Amiata, se Dio vorrà..