mercoledì 2 aprile 2008

L'intervista

Cosa ti ha spinto ad impegnarti in questo particolare progetto ?
Esplorare, viaggiare, conoscere, l’ho sempre desiderato e nei limiti del possibile l’ho sempre fatto: dapprima con l’ausilio del motore, quindi, da adulto, sempre più alla ricerca del silenzio, dei dettagli, degli odori, dell’autostima che premia chi ha la soddisfazione di fare tutto con le proprie forze. Da qualche anno sono tornato al primo amore, quello che non si scorda mai: la bicicletta; con lei ho scoperto il mezzo adatto per viaggiare a medio raggio.
Io che amo i grandi spazi e che da un ventennio passo un mese l’anno ad esplorare i 10 milioni di kmq del Sahara ho sempre coltivato dentro di me la voglia di scoprire gli angoli più remoti del nostro paese. Sono grande appassionato di escursionismo e di cartografia e per anni ritrovavo “la mia africa” tra i sentieri del nostro meraviglioso appennino senza però mai pensare veramente ad una traversata di questo calibro.
Come spesso succede nella vita la decisione di partire è maturata piano piano: mai mi sarei impegnato in questo progetto se non avessi avuto la forte motivazione di comunicare e di condividere questa mia esperienza; da qui l’idea, direi quasi la necessità di scrivere prima un blog poi un libro da quest’avventura: qualcosa dove trasmettere le mie emozioni, le mie gioie, i miei patimenti.
Su quali persone conti fare affidamento e come si struttura il tuo team ?
Pedalerò su una moderna bici da corsa mentre la mia roba viaggerà su di un furgone. Quest’ultimo sarà guidato da chiunque di fidato e capace riuscirò a trovare tra i miei amici e rappresenta l’aspetto più difficile dell’intera organizzazione. Infatti chi guida il furgone deve avere sia notevoli capacità di orientamento che di navigazione con l’ausilio del GPS (non cartografici) che, soprattutto, tempo e voglia, qualità quest’ultima sempre più rara tra i miei coetanei. L’aspetto meccanico legato alla bici nonché tutto il discorso cartografico e di pianificazione dell’itinerario sono il mio grande divertimento e non mi creano alcun problema, se la bici si rompe e non riesco a ripararla io si cerca un meccanico in zona; se decido di cambiare itinerario in corsa apro il PC riprogrammo i GPS e si cambia strada..
Quali saranno i canali di comunicazione che intendete attivare ?
Il potere della comunicazione oggi è totale e ne cito un esempio che conosco bene su tutti: la Parigi-Dakar. Senza la genialità di Thierry Sabine, suo ideatore, gli odierni milioni di appassionati di viaggi avventura nel deserto (dei quali faccio parte) non esisterebbero così come non ci sarebbe nemmeno il notevole indotto economico garantito ai paesi attraversati dalla corsa. Guardate il PIL di paesi come la Mauritania prima dell’avvento della Dakar e andate a rivedere i medesimi dati tra un paio d’anni adesso che causa Al-Quaeda nel Maghreb la grande carovana ha deciso, dal 2009, di spostarsi in Sud America.
Nel nostro piccolo, ad oggi, abbiamo creato un blog, ma ci sono trattative avviate di vario genere, dal documentario al libro finale che rimane il mio grande cruccio. Oggi come oggi non voglio dire di più, ma ci sto lavorando con un mio amico esperto in questo campo.
Un impresa in solitaria ma che intende coinvolgere un pubblico più ampio. Credi possa essere di stimolo anche per altri ?
Assolutamente si. Io ne sono il caso lampante: sono anni che leggo libri/resoconti di viaggio in tutte le salse ed ho sempre sognato di esserne anch’io, un giorno, protagonista. Da un lato vorrei tenere questo viaggio e le emozioni che ne derivo per me, da un altro invece ho grande voglia di comunicare ai miei simili per invogliarli a partire esattamente come è successo a me.
Ci vuoi dare un dettaglio più tecnico sul percorso che effettuerai ?
L’italia è un paese lungo e stretto con una lunga spina dorsale montagnosa (mi ricorda la schiena umana, curva e sempre sotto sforzo in noi ciclisti) da una parte e dall’altra il mare ed in mezzo la pianura solcata da infinite arterie stradali. Il cicloturista solitamente cerca il percorso meno duro e culturalmente più stimolante, mentre il ciclorandagio (come amo definirmi) va dove lo porta il cuore.
Come già detto mi ritengo un viaggiatore scientifico nella pianificazione e nella lettura delle mie emozioni che condizionano la stesura dell’itinerario, ma allo stesso tempo, strada facendo, amo improvvisare e lasciare che la mente mi trasporti laddove batta il cuore, la fiamma della scoperta. La mente necessità però di rigore, di un obiettivo preciso, flessibile, ma inappellabile: volgio compiere dal primo all’ultimo metro l’Italia sulle ruote della mia bici, senza scuse, costi quel che costi e duri quel che duri. Per questo motivo il mio viaggio parte dall’esatto confine con l’Austria a nord (cioè il passo del Brennero), arriva al porto di Palermo ed infine risale l’antica Ichnusa (odierna Sardegna) fino alla banchina del porto di Santa Teresa di Gallura.
Per essere più specifico a riguardo, sicuramente scalerò molte montagne rappresentative del nostro paese, dallo Stelvio all’Etna, dal Mortirolo all’Amiata, al Gennargentu così come seguirò parecchi fiumi quando in piena estate mi toccherà attraversare la torrida pianura padana, ma lascio a chi mi seguirà LIVE il piacere della scoperta delle mie tappe che saranno sempre rigorosamente certificate dal mio GPS nonché proposte sul web.
Mancano circa 6 settimane alla partenza, in cosa consiste la tua preparazione atletica ?
Più che preparazione atletica parlerei di allenamento psico-fisico. Credo molto alla forza della mente e della sua grande influenza sulla prestazione fisica e sull’applicazione zen allo sforzo.
L’allenamento è come una casa: si costruisce con calma, gradualmente, pietra su pietra interpretando di volta in volta le sensazioni che il corpo ci trasmette consci che senza calce (il recupero) i mattoni non creano struttura ed è inutile impilarli uno sull’altro.
Questa citazione riassume il mio credo: sembra facile ma in realtà i tranelli sono numerosi e molto pericolosi, soprattutto con l’andare dell’età. Sta tutto nella corretta lettura delle proprie sensazioni e nel recupero. A vent’anni si può fare tardi la sera concedendosi stravizi di ogni genere che il mattino seguente, un paio d’ore dopo il risveglio, l’organismo è già a posto e pronto per ricevere nuovi stimoli allenanti. Vent’anni dopo una serata del genere viene metabolizzata in 48-72 ore. Allo stesso tempo un allenamento duro e faticoso, magari svolto ad alta intensità cardiaca, un ventenne lo recupera in una notte di sonno, mentre un quarantenne ha bisogno del doppio del tempo e non è neanche detto che tale sforzo produca uno stimolo allenante producente. Insomma, ad ogni età il suo giusto stimolo allenante.
In questi mesi di preparazione sto allenando il mio fisico ad uno sforzo prolungato nel tempo, per arrivare alla partenza del giro non al massimo bensì ad uno stadio che mi permetta il graduale raggiungimento della forma migliore pedalando le prime centinaia di km. Solo così posso pensare di reggere fino alla fine.
Il tuo viaggio parte in concomitanza con il Giro d’Italia, quali punti in comune pensi di avere con i grandi atleti professionisti ? Ci sono dei campioni a cui t’ispiri ? Chi sono e perché ?
Sarò drastico e pungente: io vado in bici per non drogarmi mentre loro devono drogarsi per andare in bici, o meglio, per andare a lavorare; purtroppo questa è l’atroce realtà. La scienza della medicina si è talmente evoluta che oggi è considerata, giustamente, doping e questi ragazzi, per garantire lo spettacolo massacrante imposto dal business, sono costretti a farne uso per stare in gruppo. Tutto il resto sono balle. Il fatto che lo sponsor del tour of california (nota gara a tappe del circuito del Pro Tour) sia una ditta di ormoni sintetici la dice lunga sull’equazione sport/business.
“Un uomo solo al comando, la sua maglia è bianc’azzurra, il suo nome è Fausto Coppi” così gracchiava la radio nel 1953 quando lo speaker Ferretti commentò l’apparire dell’airone in cima allo Stelvio, mai percorso prima dal Giro; peccato non fossi ancora nato.. io sono figlio delle strepitose Roubaix di Franceso Moser sul finire degli anni ‘70 ma ho goduto come un pazzo solo con lui, l’inimitabile pirata: Marco Pantani.
Parliamo ora di tecnica. Quale bicicletta utilizzerai e con quali accorgimenti tecnici ?
Pedalerò su di una moderna bici da corsa costruita interamente in fibra di carbonio. Il vantaggio costruttivo principale di questo materiale è il rapporto peso/rigidità che influiscono notevolmente nella resa del mezzo stesso, soprattutto in salita. Essendo alto e pesante ho dei rapporti abbastanza leggeri: infatti monto una guarnitura compatta 50-34 davanti e 13-30 come rapporti al posteriore. Prediligo la pedalata sciolta con alte frequenze piuttosto che la classica sensazione di sentire la catena tanto in voga nei ciclisti classici. Lance Armstrong ha radicalmente modificato questa realtà ed oggi, anche tra i professionisti, non son pochi coloro che prediligono la pedalata leggera a quella tradizionale. Io peso sempre più di 80kg e volendo affrontare molte salite lunghe ed arcigne, per non dire estreme (Mortirolo), non ho scelta.
Come ruote monto delle medio profilo in alluminio con 16 raggi piatti all’anteriore e 20 al posteriore coadiuvate da copertoni speciali, prodotti da una notissima ditta americana che hanno la particolarità di avere sezione regolare (ovvero da 23mm) ma con spalla più accentuata (25mm), il che garantisce un confort notevolissimo senza perdere niente in termini di scorrevolezza.
Il gruppo cambio è giapponese, precisissimo, molto affidabile e di facile manutenzione. La sella (almeno quella !) è italiana e rappresenta, al pari dei pneumatici, un plus notevolissimo in termini di confort nonché di guidabilità. Quest’ultima infatti ha una speciale forma che permette un’ottima seduta in quelle parti (cosiddetti “appoggi”) che altrimenti subirebbero uno schiacciamento quasi totale inibendo la circolazione sanguigna e provocando alla lunga infiammazioni ed altre complicanze nella zona perineale nonché prostatica.

martedì 1 aprile 2008

Domenica 30 marzo primo centone dell'anno 2008


Dall'infortunio alla schiena di febbraio non avevo ancora ripreso fiducia con le lunghe distanze ma la data di partenza si avvicina e avevo bisogno, necessità, di testarmi sulla tripla cifra, sfondare per la prima volta nel 2008 la mitica soglia dei 100 km in sella. domenica scorsa era una giornata perfetta: sole caldo e brezza fredda e secca da nord est a pulire l'aria.

l'esperienza m'insegna di stare sempre molto attento quando la testa chiama ma il corpo fatica a rispondere e quindi ho optato per una lunga sgroppata in pianura in modo da non affaticare troppo la schiena con inutili salite; quelle verranno dopo..

uscito da Bologna seguendo la trafficata statale verso Ravenna dopo pochi kilometri ho imboccato le piccole stradine di campagna che accompagnano sempre il mio girovagare per la pianura padana: Mezzolara, Molinella, Galliera, Rubizzano, Cinquanta quindi di nuovo a casa dopo 4 ore e 40 di ottime sensazioni; adesso la testa comincia ad essere a posto..

Si comincia!


Vedere attivo questo sito e questo blog cominciano a rendere reale tutto il progetto "L'Italia su 2 cm", la mappa qui sopra è la testimonianza del progetto.
Già da ora, in questi mesi di preparazione e prime tappe, mi piacerebbe condividere emozioni, pensieri e informazioni con tutti quelli che come me amano l'avventura.

Stay tuned!